O Dio, abbi pietà di me peccatore
Lc 18,13
RIFLESSIONE
VANGELO
Os 6,1-6; Sal 50; Lc 18,9-14
Lc 18,9-14 Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
18/3 SAB III° T.Q. [III]
Sono le parole di uno che, come il re Davide, riconosce il proprio peccato e chiede misericordia a Dio. Con compunzione non osa nemmeno alzare la testa e non fa confronti. È la preghiera del cuore che anch’io spesso rivolgo a Gesù. Grazie ad essa egli mi aiuta a stare alla sua presenza e a non aver paura di niente e di nessuno.